Uno dei passi più importanti per un bambino e per i suoi genitori, è l’ingresso “sociale” nel nido o nella scuola dell’infanzia, che segna l’inizio di una nuova avventura e, per i genitori, l’avvio di una serie di riflessioni, domande, dubbi e perplessità del tutto legittimi e naturali. ”Sarà una scelta giusta? Come ci dobbiamo comportare i primi giorni? E se ci dovesse mettere tanto a prendere fiducia nel nuovo ambiente?”
Affrontare l’inserimento e l’ambientamento al nido con serenità e, perchè no, anche con entusiasmo è possibile: i bambini potrebbero anche sorprenderci con le loro reazioni positive. In fondo il nuovo ambiente è un luogo tutto da scoprire ed esplorare, e i primi giorni sono segnati sì dalla separazione, ma anche da nuovi interessanti incontri.
In ogni caso dobbiamo considerare come reazione assolutamente normale che un bambino manifesti una certa resistenza verso una situazione che non conosce. Così come è normale che possa metterci più tempo del previsto ad abituarsi e ad accettare che i genitori non ci siano per aiutarlo a prendere confidenza con il nuovo ambiente. L’importante è un ambientamento graduale, senza forzare i tempi, ricordando che ogni bambino è diverso dall’altro e che i tempi richiesti da ciascuno possono differire: per questo è importante che il nido o la scuola dell’infanzia adottino una metodologia di inserimento e ambientamento che possa essere adeguata e personalizzata per ciascun bambino.
Il nido non può essere un buon nido se rivolge la sua attenzione solo ai bambini; l’incastro tra l’opera dell’educatore e quella dei genitori è indispensabile, un incastro che non deve essere né invadenza, né una delega, ma un maturo ed esplicito equilibrio tra gli elementi.
Walter Fornasa
Lo stesso per quanto riguarda il tempo richiesto ai genitori per affiancare il bambino durante l’ambientamento: è un tempo che va concordato insieme, mai rigidamente definito, perchè ricordiamo che anche i genitori “si ambientano” al nido, acquistano fiducia nell’ambiente e nelle figure educative alle quali affidano il loro cucciolo, e gradualmente risolvono dubbi e incertezze. Il risultato è quello di una maggiore serenità nel distacco con il loro bambino, serenità che si trasmette anche ai piccoli e quindi li aiuta a loro volta ad affrontare il passaggio.
Se al bambino vengono dati i tempi giusti per ambientarsi, gradualmente si accorgerà che entrare al nido vuol dire essere accolto in un luogo che conosce e nel quale è riconosciuto, dove incontra opportunità e sicurezza, perché ha il tempo di orientarsi, capire, sentirsi capace e competente per agire con autonomia e sa di avere accanto a sé adulti in grado di interpretare i suoi bisogni e di offrire sostegno e attenzioni individualizzate.
Possiamo definire una durata indicativa del periodo di ambientamento, ma dobbiamo anche tener presente che in itinere può variare a seconda della reazione del bambino alla nuova situazione ed al tempo che gli occorre per conoscere i nuovi spazi, accettare i nuovi giochi, i compagni ed “attaccarsi ” ai nuovi adulti. Talvolta può essere necessario anche “fare qualche passo indietro” rallentando i tempi previsti, poiché la fretta di concludere l’ambientamento e lasciare il bambino per tempi lunghi all’asilo nido può compromettere la positiva accettazione della nuova esperienza.
Perchè usiamo diversi termini per parlare di questo momento delicato?
Il termine “inserimento” significa immettere, introdurre. Questo presuppone, quando parliamo di “inserimento”, che il ruolo del bambino sia passivo quindi sia l’adulto (genitore ed educatore) che inserisce il bambino in un nuovo contesto. E’ il termine tradizionalmente usato nei testi pedagogici del passato, termine che è stato gradualmente sostituito, nell’uso e soprattutto nella valenza significativa, dal termine “ambientamento”.
Il termine “ambientamento”, letteralmente significa adattarsi ad un ambiente. E’ un passaggio graduale del bambino da un contesto familiare conosciuto ad un contesto più ampio da conoscere. Quindi il termine ambientamento mette il bambino al centro: il bambino ha un ruolo attivo nel suo adattarsi (ambientarsi) al nuovo contesto, essendo l’adulto un mezzo tra il bambino e l’ambiente.
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