In molte situazioni della vita quotidiana saper attendere il proprio turno, aspettare, sono regole importanti di convivenza: al parco giochi, i bambini devono aspettare il loro turno per salire sull’altalena, al nido si dovrebbe attendere che i giochi in mano ad altri bambini siano disponibili, al supermercato ci si mette in fila per pagare alla cassa.  Aspettare vuol dire “dare e prendersi tempo”: ad esempio dare il tempo a un altro bambino di finire il gioco che si vorrebbe prendere per sè, oppure prendersi il tempo per aspettare un evento desiderato. Ma la capacità di aspettare frenando l’impazienza di volere tutto e subito, di arrivare primi e bruciare le tappe, può essere insegnata o meglio allenata nei bambini?

Guardiamo per esempio cosa diceva Maria Montessori rispetto all’attesa e alla qualità ad essa associata: la pazienza!

 

In ogni classe di molti bambini ci sarà un solo esemplare di ogni oggetto: se un bambino desidera qualcosa che già è in uso ad un altro, non potrà averlo e, se è normalizzato, aspetterà finchè l’altro avrà finito il suo lavoro. Così si sviluppano certe qualità sociali che sono di grande importanza: il bambino sa che deve rispettare gli oggetti che sono adoperati da un altro non perchè così gli è stato detto, ma perchè questa è una realtà davanti alla quale si è trovato nella sue esperienza sociale. Vi sono tanti bambini e un solo oggetto: l’unica cosa da fare è aspettare.

Una tappa importante nella maturazione dei bambini è anche quella di accettare e sopportare la frustrazione che deriva dal non avere tutto e subito quello che si desidera, esercitando la pazienza.

A tale proposito, è necessario capire la differenza fra bisogni e desideri. I bisogni dei bambini sono una necessità dell’organismo, nascono dal corpo, e una volta appagati si “spengono”. Sono bisogni, ad esempio, la fame, il sonno, la pipì… Per i bisogni, esercitare l’attesa è piuttosto difficile nei bambini, in quanto per l’appunto si tratta di esigenze fisiologiche che sono legate alla conservazione e che quindi vanno soddisfatte.

Invece i desideri nascono dalla mente, sono proiezioni del pensiero in relazione all’ambiente, e solitamente una volta raggiunto l’oggetto o lo scopo del desiderio, subito se ne genera un altro. I bambini desiderano un giocattolo, andare al parco con i genitori, desiderano un cagnolino o la macchinina che ha preso un altro bambino al nido.  I bambini vanno quindi aiutati, con tempo e gradualità, a distinguere fra bisogni e desideri, e a sopportare la frustrazione che deriva dall’ attesa del soddisfacimento.

La capacità di attendere porta i bambini a capire che è giusto soddisfare i bisogni, ma non sempre è possibile soddisfare i desideri. Ma come è possibile allenare la capacità di attendere nei bambini?

Con molta gradualità, possiamo portare i bambini a tollerare alcune frustrazioni che derivano dall’aspettare qualcosa di desiderato. Se i bambini fin da piccoli imparano a sopportare gradualmente leggere frustrazioni, scoprono che possono sopravvivere ad esse, e non solo, scoprono che desiderare è bello perchè significa attendere qualcosa di magico: la parola “desiderio” porta già nella sua etimologia la dimensione della veglia e dell’attesa, dell’orizzonte aperto e stellare (de-sidera significa letteralmente: dalle stelle), quindi desiderare significa avvertire in modo positivo una mancanza, che sospinge la ricerca. Il desiderio è un motore che spinge alla ricerca di strategie per guadagnare ciò che desideriamo. E’ quindi importante coltivare i desideri nei bambini, perchè i desideri si nutrono di sogni e fantasia. Ma al tempo stesso, è altrettanto importante allenare i bambini all’attesa, all’impegno per guadagnare ciò che desiderano, al tempo da aspettare perchè i sogni si avverino. Questo è il magico potere dell’attesa!

Al contrario, se interveniamo a soddisfare subito ogni desiderio dei bambini, a volte addirittura anticipando i loro pensieri!, otteniamo come risultato che i bambini si accorgeranno di aver trovato un modo efficace per ottenere immediatamente quello che vogliono (con il pianto, con il capriccio), e dall’altro toglieremo loro il magico potere dell’attesa, occasione preziosa per misurarsi con le proprie capacità di impegno per conquistare qualcosa da soli.


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